Famiglia

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“1755-1800” 
Una valle di opportunità
Le origini di casa Busatti, bottega in Anghiari

Nel 1755 i Busatti arrivano ad Anghiari dal Valdarno, da Laterina, dove ancora esiste una cappella che attesta la loro presenza nel territorio. L’alta valle del Tevere è divenuta, grazie agli interventi dei granduchi di Toscana, una fertile e popolata pianura piena di nuove opportunità. I Busatti acquistano e ristrutturano un vecchio forno all’interno delle mura castellane e pochi anni dopo ne aprono un altro in quello che è diventato il mercatale al di fuori del castello.

Vestire i soldati di Napoleone

Il figlio di Niccolò Busatti, Giovan Battista, acquista Palazzo Morgalanti, ancora oggi sede dell’azienda, e vi apre una bottega nel 1795. Qui vende un po’ di tutto: alimentari (insaccati, baccalà, acciughe), filati, pane e tutto il vendibile. Non disdegna, come si legge nei documenti d’epoca, di prestare soldi a vari personaggi del paese. Nel 1797 la svolta: arrivano i soldati dell’Armée napoleonica, guidati dal generale Gaultier. S’insediano ai piani alti di casa Busatti e poi nelle cantine introducono la lavorazione della lana (filatura) per dare coperte, uniformi e indumenti ai soldati. Pian piano utilizzano tutti i 5 piani della casa.

“1800-1842”
Nascita della tessitura Busatti
Finita l’occupazione napoleonica, i Busatti si riprendono casa e con essa l’attività di tessitori

Nel 1800 Giovan Battista, che ha messo su famiglia, si sposta nel Borgo della Croce con la moglie e il primo figlio Mario, nato appunto nel 1800. Nel 1815, finita l’epoca napoleonica, i Busatti riprendono possesso della loro abitazione-laboratorio e con avvallo granducale si trasformano da commercianti in artigiani filatori: il Repetti scrive di questa fabbrica di filati grossolani circa nel 1820, nel suo Atlante Generale del Granducato di Toscana.

Mario Busatti, il fondatore

Per anni le macchine tessili restano inutilizzate, finché nel 1842 Mario Busatti introduce nel suo laboratorio otto telai di legno più un’orditura e mette al lavoro una decina di tessitrici: è questa la data ufficiale d’inizio della tessitura Busatti. Mario fa arrivare alcune attrezzature in legno, ma anche in ghisa, dalla Germania, dalla ditta svizzera Ruti, introducendo anche la lavorazione di canapa e cotone. I nuovi telai consentono teli alti fino a un metro e mezzo, contro il mezzo metro scarso di quelli domestici, dando forte impulso agli affari.

“1842-1900”
Busatti nel Risorgimento
Le donne di casa Busatti dirigono gli affari ai tempi di Garibaldi

Mario Busatti ha dato molto alla ditta e quando viene a mancare, nel 1868, la guida passa ai figli Giovan Battista, Angelo e Giuseppe. È il Risorgimento e dei fratelli Busatti solo Giuseppe resta in ditta, insieme alle mogli dei fratelli. Uno dei figli di Giovan Battista, Gregorio, intraprendente e moderno, viaggia per oltre un anno in Europa, trattenendosi a Vienna, Augusta, Berlino, Parigi.

Aria di rinnovamento

Imparata l’arte della sartoria, Gregorio torna in azienda, dove apre un atelier che diventa presto noto e ricercato nella provincia di Arezzo. Gregorio si reca settimanalmente proprio in Arezzo per tagliare personalmente abiti per le migliori sartorie. Purtroppo una polmonite se lo porta via a soli 35 anni, lasciando la Busatti a Giuseppe, che fatica a rilanciarla. Sarà suo figlio, Livio, a condurla all’apice.

“1900-1945”
Busatti in tempo di guerra
Due guerre mondiali non fermano la produzione, che vive anzi una stagione di grande espansione

Livio, persona molto devota, deve lasciare temporaneamente le redini di Busatti per prendere parte alla Grande Guerra, affidandole alla moglie Romilda e al fido Foscolo. L’azienda entra nelle forniture di conventi, ospizi, collegi ecclesiastici, ma anche di enti e istituti nazionali come ospedali, manicomi, Ministero d’Oltremare ed esercito. Sulle uniformi prodotte per la Grande Guerra esiste una rima: “Le nostre maglie sono andate in guerra sul Carso, San Michele e Sabotino ed han seguito il fante sottoterra, condividendo tutto il suo destino.”

Livio, pioniere del lavoro a distanza

I fatturati crescono e nuovi negozi sono aperti in Valtiberina, fino a contarne 8 fra Anghiari, Arezzo, Sansepolcro, Pieve Santo Stefano, Città di Castello, Umbertide, Perugia. Livio inoltre nota che gli agricoltori non mandano volentieri le donne in fabbrica e allora fa costruire e consegnare in vallata oltre cento telai, permettendo, in anticipo sui tempi, alle donne il lavoro a domicilio. Fervente cattolico, Livio impegna la Busatti in grandi produzioni anche per istituti assistenziali e religiosi. È il successo!

“1945-2000”
Gli anni del cambiamento
Terminato il tempo delle grandi commesse, Busatti si reinventa come azienda di nicchia

Dopo la Seconda Guerra Mondiale sembra che tutto riparta per il meglio. “Serviamo tutti, dal Conte al contadino” è il motto di Cesare, che tuttavia muore appena cinquantacinquenne. Il suocero Livio, gravemente malato, muore nello stesso periodo. La moglie di Cesare, Francesca, si trova perciò sola con l’azienda sulle spalle e otto figli da crescere, il più grande dei quali ha appena vent’anni.

Produrre di meno, ma puntando all’eccellenza e ai nuovi mercati

Nonostante l’Italia viva i fermenti del boom economico, casa Busatti fatica a trovare una propria dimensione. Ciononostante, nessuno mette in discussione l’importanza della ditta di famiglia, che faticosamente e in un panorama completamente nuovo riprende il cammino. Nel 1970 sono Giovanni e la sorella Elena a guidare l’azienda insieme a mamma Francesca e al direttore generale Aldo Capaccini. Si punta tutto sulla qualità della materia prima prima e sul recupero della tradizione, per una produzione limitata e curatissima, che guarda con interesse ai nuovi mercati. È una scelta vincente.

“2000-oggi”
Le sfide della globalizzazione
L’estensione dei mercati e la crescita del web fanno conoscere Busatti a nuovi paesi

Dal 2000, la clientela di casa Busatti cambia profondamente, annoverando sia nomi di eccellenza mondiale sia gente dotata di sensibilità e buongusto, estremamente esigente e attenta. Sono persone magari molto distanti geograficamente fra loro, ma accomunate da un’idea di bello e di qualità che travalica i confini.

Un marchio che si rinnova senza rinnegare una tradizione di famiglia, ancora oggi sentita e vissuta

La parola d’ordine di Busatti è produrre tutto nel cuore dell’Italia tra Umbria e Toscana, seguendo la tradizione delle fibre esclusivamente naturali e dei disegni ispirati alle più profonde tradizioni rinascimentali e contadine, coniugate con una gamma di colori molto variegata. Oggi, la ditta famiglia arrivata all’ottava generazione conta negozi nei cinque continenti, di proprietà e in franchising.

Siamo come un cipresso, che affonda le radici nella storia e sprofonda la punta nell’azzurro del cielo terso.

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